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L'uso dei test COVID-19 va ripensato

Usare Dottnet | Redazione DottNet | 19/10/2020 12:57

Si discute molto sulla sensibilità dei test per il SARS-CoV-2, cioè su quanto accuratamente i test possono rilevare proteine virali o molecole di RNA.

Ma, ai fini del controllo della pandemia, la domanda principale dovrebbe essere non tanto quanto un test può rilevare le molecole virali in un singolo individuo, ma in che misura esso possa rilevare infezioni in corso nella popolazione, comprese le persone asintomatiche, agendo come una sorta di filtro per il Covid-19. Per la sorveglianza di questa malattia, è importante tenere in considerazione quanto spesso un test deve essere eseguito e a chi, quanto può essere utile in corso di infezione e se i suoi risultati possono essere forniti in tempo per prevenire la diffusione del virus. Secondo questi criteri, la PCR non sembra essere adeguata: i test clinici, come la PCR, sono pensati per l'uso nei soggetti sintomatici, non debbono necessariamente essere poco costosi e richiedono un'alta sensibilità analitica per la conferma della diagnosi clinica. Al contrario, ai test utilizzati in regime di sorveglianza e volti a controllare la prevalenza di un virus respiratorio nella popolazione, si richiede di fornire rapidamente i risultati per limitare la diffusione ed essere sufficientemente economici e facili da eseguire per consentire valutazioni frequenti. Le strategie possono sfruttare entrambi i tipi di test, utilizzando quelli antigenici - che sono economici e rapidi - per mitigare i focolai, confermando i risultati positivi con l'uso di test PCR. L'uso frequente di test economici e rapidi può identificare più facilmente chi trasmette il virus, anche se la loro sensibilità è inferiore a quella della PCR.

Michael J. Mina, Roy Parker, Daniel B. Larremore

Rethinking Covid-19 Test Sensitivity — A Strategy for Containment

NEJM September 30, 2020 (Perspective)

DOI: https://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMp2025631

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Pubblicato il 13/10/2020