L’impiego di nuove tecniche diagnostiche e chirurgiche

Il Prof. Natale Francaviglia, direttore della Neurochirurgia presso l’Ospedale Civico di Palermo, ha portato all’attenzione una nuova metodologia che permette di colorare i tumori cerebrali e in special modo quelli maligni.¹
L’esperto ha sottolineato che durante l’intervento è difficile distinguere il tessuto patologico da quello normale trattandosi di sostanza bianca, ma grazie a questa nuova tecnica e all’utilizzo di due sostanze: l’acido levulinico (5 ALA), che determina una colorazione rosa, e la già utilizzata fluoresceina, che impartisce una colorazione verde, è possibile evidenziare meglio il tumore. Il professore ha ribadito che grazie all’impiego di questa metodologia innovativa è stato possibile prolungare il tempo di insorgenza di recidiva del tumore.¹
In merito alle nuove tecniche d’intervento il Prof. Michael Schulder, vicepresidente del Brain tumor Center Cushing Neuroscience Institute di New York, ha dichiarato che l’uso dei laser è sempre più diffuso tra i neurochirurghi.²
Infatti, negli ultimi dieci anni la tecnologia laser (LITT), grazie al miglioramento delle apparecchiature e l’uso di un monitoraggio costante dei cambiamenti di temperatura dell’encefalo in risonanza, si è diffusa sempre di più. Il primo ad applicarla, a Parigi sei anni fa, è stato Alexander Carpentier e da allora l’uso dei laser si è diffuso in tutto il mondo come modalità terapeutica innovativa e la letteratura scientifica in merito è cresciuta notevolmente.²
Secondo il Prof. Schulder, questa metodica ha trovato applicazione non solo per le lesioni encefaliche profonde, ma anche per quelle più superficiali. Negli Stati Uniti e in parte nel resto del mondo, la LITT viene utilizzata nel trattamento dell’epilessia refrattaria a farmaci, come alternativa alla neurochirurgia convenzionale, preservando funzioni di pensiero, memoria e linguaggio. La LITT è stata applicata in caso di metastasi cerebrali, tumori intracerebrali o lesioni intracraniche compressive, come i tumori dell’ipofisi, prevenendone la crescita. Ma può essere sperimentata anche nella neurochirurgia funzionale, come nel trattamento del tremore essenziale, della malattia di Parkinson e di disturbi psichiatrici.²
Per il neurochirurgo americano il miglioramento della strumentazione e il monitoraggio continuo del paziente in sala operatoria mediante risonanza, permetterà una maggiore adozione di questa tecnica tra i neurochirurghi.²
L’esperto conclude dicendo che “sono gli stessi pazienti e le loro famiglie a richiedere queste tecnologie sempre meno invasive.”²
Referenze:
1. Intervista al Prof.Natale Francaviglia, direttore della Neurochirurgia presso l’Ospedale Civico di Palermo 15° Interim Meeting of the World Federation of Neurosurgical Societies 8-12 Settembre 2015, Roma
2. Intervista al Prof.Michael Schulder, vicepresidente del Brain Tumor Center Cushing Neuroscience Institute di New York 15° Interim Meeting of the World Federation of Neurosurgical Societies 8-12 Settembre 2015, Roma