Medici di famiglia in pensione a 72 anni: accetterà solo il 20 per cento. I commenti

Approvato in prima lettura dall'aula del Senato il decreto milleproroghe. Il testo passa ora all'esame della Camera. Il governo è intenzionato a porre la questione di fiducia durante il passaggio a Montecitorio secondo quanto emerso dalla conferenza dei capigruppo di questa mattina. La richiesta è attesa martedì 21 febbraio, per essere votata mercoledì 22, a partire dalle ore 18.30. Il via libera al provvedimento dovrebbe arrivare il giorno dopo. Ricordiamo che il testo scade il 27 febbraio. Via libera, dunque, alla pensione a 72 ani per medici di famiglia e pediatri libera scelta (fino al 31 dicembre 2026) con l'obiettivo di far fronte alle esigenze del Ssn e garantire i Lea, in assenza di offerta di personale medico convenzionato collocabile.
La possibilità per i medici di famiglia e i pediatri di libera scelta, introdotta dal Milleproroghe, di posticipare la pensione a 72 anni "è un provvedimento di buon senso rispetto alle attuali carenze, perché sappiamo che non arriveranno nuovi colleghi immediatamente. Ma quelli che sceglieranno di posticipare la pensione saranno circa il 20% e potrebbe essere un miracolo. Se andiamo a vedere recenti stime, tra il 2022 e il 2028 usciranno dal servizio circa 27mila medici di medicina generale e ne entreranno circa 8.600, con una differenza del 32%. C'è una tendenza alla fuga dallo studio e occorre intervenire" commenta all'Adnkronos Salute Pierluigi Bartoletti, vice segretario nazionale vicario Fimmg (Federazione italiana medici di famiglia) e segretario della Fimmg Roma. Secondo Bartoletti, occorre prendere in mano tutto il sistema della medicina territoriale, "con una strategia di ampio respiro e non con la logica emergenziale che troppo spesso - sottolinea - è l'unica che viene perseguita".
"Un palliativo, di buon senso sicuramente, ma di fronte a difficoltà oggettive per la medicina generale servono risposte concrete. E questa possibilità introdotta con il Milleproroghe non credo sia sufficiente", spiega all'Adnkronos Salute Filippo Anelli, presidente della Fnomceo (Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri), commenta il via libera del Senato al decreto Milleproroghe che prevede per le aziende del Servizio sanitario nazionale fino al 31 dicembre 2026 la possibilità trattenere in servizio, a richiesta degli interessati, medici di famiglia e pediatri di libera scelta in regime convenzionato col Ssn fino al compimento del 72esimo anno di età.
Secondo Anelli, il tema centrale "è quello della scarsa attrattività del Ssn per i giovani medici" e poi "il fenomeno diciamo così un po' anomalo del prepensionamento, altro indicatore importante delle difficoltà che hanno i medici nel lavorare con una mole di attività, burocratiche e amministrative, che prende metà del loro tempo - avverte il presidente della Fnomceo - I giovani medici che entrano si ritrovano davanti queste difficoltà e spesso mollano subito. I sindacati di categoria hanno registrato che oggi un medico di famiglia arriva ad avere anche 13-16mila contatti in un anno. Numeri che danno il senso e la dimensione di quello che sta avvenendo nella medicina generale: c'è un senso di solitudine del medico - rimarca Anelli - rispetto alla richiesta enorme di prestazioni, consigli, risposte, che il cittadino chiede. Per questo oggi pensare di introdurre la possibilità di rimanere a lavoro fino a 72 anni è un palliativo. Non è la soluzione a un problema molto ampio, complesso e legato anche alle risorse".
Le risposte possono arrivare dal ministro della Salute, Orazio Schillaci? "Il ministro ha espresso su questo tema idee che condividiamo - risponde il numero uno dei medici - E' sul 'pezzo', ma dobbiamo anche vedere cosa ne pensa il Mef", precisa Anelli. "Nel 2012 - ricorda - l'allora ministro della Salute Balduzzi aveva introdotto i modelli organizzati della medicina generale, ma se non ci sono le risorse come fa un medico a pagare la segretaria o l'infermiere che lo aiutano nello studio?".
L'Enpam è comunque pronta a recepire l’eventuale norma che permetterà, ai medici convenzionati disponibili, di restare in servizio fino a 72 anni nell’attesa che arrivino giovani a sostituirli. "Questa misura straordinaria sembra inevitabile per il Servizio sanitario nazionale e, per quanto questo possa essere controintuitivo, è nell’interesse dei giovani medici – dice il presidente dell’ente di previdenza dei camici bianchi Alberto Oliveti –. Data l’attuale carenza, senza un prolungamento provvisorio per i convenzionati anziani, infatti, tanti cittadini rischierebbero di restare senza servizio pubblico, mentre i futuri medici di famiglia vedrebbero scomparire i loro spazi professionali poiché nel frattempo, come abbiamo già visto accadere, verrebbero occupati da medici importati da Paesi extra-europei se non addirittura cancellati da riorganizzazioni forzate dell’assistenza primaria. I danni per le prospettive lavorative e previdenziali dei giovani sarebbero evidenti".