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Nuove frontiere nell’oncologia prostatica: più efficacia e sicurezza

Oncologia | Medical Information Dottnet | 12/05/2017 14:09

Ideata una nuova proteina di fusione che veicola RNA citotossico nelle cellule di carcinoma prostatico.

Il cancro alla prostata è il secondo tumore più comune negli uomini nel mondo con circa 1100000 nuovi casi e 300000 morti ogni anno, rappresentando circa il 4% delle morti causate da tumori.

La pericolosità del carcinoma prostatico è legata alla metastatizzazione ossea, momento in cui le cellule tumorali diffondono e formano nuovi tumori solidi nelle ossa. Tale processo riduce il rate di sopravvivenza a 5 anni al 28%. Purtroppo non sono ancora disponibili dei trattamenti efficaci per contrastare il tumore alla prostata in stadio avanzato. Benchè la radioterapia rappresenti un valido strumento per distruggere le cellule tumorali utilizzando degli anticorpi radiomarcati, tale approccio comporta una massiva esposizione alle radiazioni, poco sicuro e costoso.

Un recente articolo pubblicato su Oncotarget ha individuato una nuova strategia terapeutica per aggredire le cellule tumorali con un RNA a doppia elica citotossico opportunamente veicolato.

In uno studio precedente i ricercatori avevano sviluppato un vettore “chimico” in grado di riconoscere le cellule neoplastiche con una overespressione del recettore dell’EGF.

 Nel nuovo lavoro è stata invece disegnata una proteina di fusione ingegnerizzata con un frammento anticorpale a singola catena capace di identificare la superficie delle cellule esprimenti l’antigene di membrana prostatico specifico (PSMA); il dominio proteico permette di legare e trasportare il dsRNA e include un connettore con carica positiva in grado di interagire con la membrana endosomiale consentendo all’RNA di entrare nel citoplasma delle cellule tumorali.

La nuova proteina di fusione sembra essere molto più funzionale dei precedenti polimeri consentendo un trasporto finemente regolato dei peptidi e delle sostanze tossiche all’interno della cellula tumorale; ciò si traduce in una maggiore efficienza anti-tumorale e minore tossicità non-specifica.

L’azione citotossica sulle cellule tumorali di questo sistema attira il sistema immunitario stimolandone l’attivazione al fine di potenziare la distruzione delle cellule tumorali. Cresce dunque l’interesse anche verso il sistema immunitario stesso e la sua modulazione, nella convinzione che sia possibile potenziare quest’arma “naturale” contro specifici antigeni prostatici. In tale ambito ci sono diversi studi in corso in fase clinica che stanno dimostrando buoni risultati in riferimento alla risposta anti-tumorale.

Considerando i tempi lunghi e la limitata efficacia dei trial correnti su vaccini contro il cancro prostatico, il nuovo vettore proteico specifico costituisce un approccio alternativo molto interessante per migliorare il trattamento del tumore alla prostata metastatico.

 

Fonte:

Antony W. Burgess. Bispecific protein targets prostate cancer. Oncotarget, Advance Publications 2017.

 

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